La rappresentazione della figura umana nel tempo

Un viaggio attraverso secoli di tentativi per rappresentare ciò che l'essere umano è non solo nel corpo, ma nell'anima.

Per gli artisti la rappresentazione del corpo umano, ha sempre presentato difficoltà tecniche per la varietà delle sue forme, proporzioni e atteggiamenti.

Per poter semplificare il loro operato, sono state elaborate nel corso degli anni, griglie geometriche e canoni per individuare i rapporti proporzionali e sistematici che legano fra loro le diverse parti del corpo.

In particolare, nella storia dell'arte si sono alternate tre tendenze fondamentali per quanto riguarda la raffigurazione del corpo umano: quella realistica, quella idealizzante e infine quella espressiva. Gli artisti che si rifanno alla tendenza realistica, partendo dall'osservazione della realtà cercano di rappresentarla in modo fedele, evitando di "abbellire" i loro soggetti. Coloro che si sono basati su quella idealizzante, amavano raffigurare le figure in maniera per lo più schematica, geometrizzante, sia nella forma che negli atteggiamenti per comunicare attraverso di esse, contenuti o significati simbolici.

Gli artisti che si sono concentrati sulla tendenza espressiva invece, erano portati ad evidenziare gli stati d'animo dei personaggi rappresentati, indagare i moti che li turbavano.

Durante l'epoca arcaica, come in età medievale, le opere erano caratterizzate da una certa "fissità" delle immagini. Le parti del corpo nella composizione, apparivano quasi piatte, come se fossero " bloccate ". La maggior parte delle figure infatti, veniva resa in maniera frontale.

Nel Rinascimento, viene affrontata una questione artistica delicata, ovvero quella riguardante le corrette proporzioni della figura umana. 

In età classica, gli scultori come Policleto avevano realizzato immagini di uomini e donne che implicavano precisi rapporti matematici tra le diverse parti del corpo. L'architetto Leon Battista Alberti, aveva proposto nel trattato denominato "De Statua" la suddivisione del corpo umano in sei piedi per stabilire uno standard valido e universale che poteva altresì permettere di registrare minime varianti personali. Un modello di riferimento importante fu per i teorici rinascimentali, l'uomo vitruviano. Vitruvio nel "De Architectura" aveva affermato che l'uomo perfetto si può inscrivere, in piedi e con le braccia aperte, entro un cerchio ed entro un quadrato. L'ombelico quindi, per lui costituisce il centro del corpo umano, ed è uguale la distanza tra i piedi e la sommità della testa, nonchè quella tra le punta delle dita delle due braccia. La testa inoltre, misurerebbe secondo Vitruvio, un ottavo del corpo umano, il piede un sesto, l'avambraccio un quarto e così anche il petto. 

 Allontanandosi dall'amico Francesco Di Giorgio che di sicuro lo ispirò, Leonardo fece coincidere il centro del cerchio con l'ombelico dell'uomo, rappresentandolo con braccia aperte e gambe divaricate. Decise però di non far più coincidere il centro del cerchio con quello del quadrato, all'interno del quale l'uomo viene stavolta raffigurato in piedi e con le braccia distese, in modo che l'altezza e la larghezza delle braccia, possano corrispondere alle misure della figura geometrica. L'uomo ideale può essere inscritto in un cerchio e in un quadrato solo assumendo due posizioni diverse. Vitruvio in fondo, non lo aveva specificato e Leonardo non lo stava contraddicendo.

A partire dagli ultimi due decenni del 1400 però, in particolare negli anni '90, notiamo una maggiore diffusione dell'utilizzo di ritratti, in quanto il clero, insieme ai personaggi più in vista della società, puntavano ad una certa elevazione personale. La loro influenza, il loro operato, dovevano rimanere impressi nel tempo. In quel periodo, le committenze, provenivano soprattutto da esso, e di conseguenza gli artisti ne erano molto condizionati.

La prima commissione di Leonardo, proveniva dai confratelli dell'Immacolata Concezione che lo incaricano insieme ai fratelli De Predis di dipingere l'ancona destinata alla cappella della confraternita di San francesco Grande. Egli aveva il compito di eseguire la tavola centrale, ovvero la "Vergine delle rocce" raffigurante la vicenda dell'incontro tra Gesù Bambino e il Battista alla presenza della Vergine e di un angelo all'interno del deserto roccioso del Sinai.

L'impianto piramidale della composizione, conferisce una nuova monumentalità all'immagine, ed è suddiviso e movimentato dalla circolarità degli sguardi e dei gesti, che sembrano esplorare lo spazio rendendolo più sensibile allo spettatore. 

Anche Michelangelo si dedicò allo studio delle parti anatomiche del corpo, ai suoi movimenti e rotazioni del busto. Molte erano le difficoltà che si riscontravano per quanto riguarda la tecnica dell'affresco, spesso sulle superfici murarie, si formavano muffe, dovute all'uso di calcina troppo acquosa nell'intonaco. In seguito al sacco di Roma, si diffonde un nuovo linguaggio artistico. Negli esercizi spirituali di Sant'Ignazio da Loyola, fondatore dell'ordine dei Gesuiti, vi è una teorizzazione della funzione delle immagini nel percorso mistico del fedele. La rappresentazione degli episodi riguardanti la vita di Cristo, doveva infatti aiutare l'osservatore, soprattutto i fedeli, a comprendere meglio le scritture, a calarsi nel periodo storico in cui questi si erano svolti.

Con i Carracci, ovvero Ludovico, Annibale ed Agostino, e Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, assistiamo ad un rinnovamento della cultura figurativa. Viene infatti abbandonata la strada del virtuosismo e dell'artificio, in favore di un ritorno alla natura. Ci troviamo di fronte al tramonto della stagione manieristica, il disegno torna ad essere uno strumento di indagine della realtà, fondamento di una nuova maniera che ripudia le bizzarrie, la ricerca di complessità e gli effetti virtuosistici degli artisti manieristi, senza rinunciare alla grandiosità e all'eloquenza delle composizioni.

Il Caravaggio, nei primi anni della sua attività dipingeva soprattutto composizioni di frutta e fiori, ritenute opere appartenenti ad un genere minore, tuttavia molto richiesto dal mercato. Ribaltando i canoni dell'estetica rinascimentale, egli aveva utilizzato la luce fenomenica, come strumento di una nuova rivelazione della realtà. Molte sue opere vennero criticate per la nuda verità che rappresentavano. 

Successivamente, alla poetica realista, si affianca, il naturalismo radicale degli impressionisti con l'affermarsi dell'ideologia secondo la quale la vera realtà non va individuata nell'esistenza oggettiva delle cose, ma risiede nell'idea. Di conseguenza l'immagine, non ha il significato di quello che rappresenta ma suggerisce altri significati spesso misteriosi. 

Nei paesi germanici gli artisti, opponendosi all'arte accademica si raggruppano nei movimenti della secessione a Monaco, Vienna e Berlino. In Norvegia Edward Munch rappresenta un esempio di saldatura fra componenti antropologiche e culturali del suo mondo e le istanze delle nuove poetiche europee.

L'astrattismo poi, assume e sviluppa l'idea dell'autonomia dell'arte tipica della cultura estetica. Le figure umane, risultano abbozzate, l'artista non si dedica alla resa minuziosa delle componenti del corpo come accadeva precedentemente, ma fa piuttosto un'indagine dei suoi tormenti interiori, si interroga sui misteri della vita e della morte.