La stampa ed i caffè letterari

Dalla rivoluzione di Gutenberg ai salotti culturali d'Europa, la carta e la stampa hanno reso le idee accessibili, alimentando conoscenza e dialogo. Nei caffè letterari, cuori pulsanti dell'Illuminismo e della vita moderna, il confronto intellettuale diventa esperienza quotidiana. Ancora oggi questi spazi restano rifugi culturali, dove lettura, arte e socialità resistono alla frenesia digitale.

L'avvento dei media digitali ha oscurato il ruolo fondamentale della carta nella diffusione del sapere, ma non bisogna dimenticare che fino a qualche decennio fa,   l'informazione passava attraverso un foglio di carta.

L'Enciclopedia Treccani, definisce la carta come " un materiale indispensabile per diffondere idee nella vita quotidiana". La diffusione della stampa "commerciale" in occidente avvenne nel 1455 circa, con la pubblicazione della prima bibbia di Gutenberg, primo libro ad essere stampato con la tecnica dei caratteri mobili. Prima dell'avvento della stampa, l'unico metodo per riprodurre un testo era quello di copiarlo manualmente. Pur essendo questo, un processo costoso, e abbastanza faticoso, l'industria della copia, specie tra il XIII ed il XIV secolo era molto sviluppata, qui in Europa rappresentata in forma predominante dai monasteri che si dotarono degli scriptoria: vaste sale, ben illuminate ed organizzate, nelle quali venivano ricopiati i manoscritti. La loro crescita rispondeva al bisogno di libri. Con la nascita delle accademie, gli studiosi rinascimentali riscoprono il pensiero di Platone, e dei grandi classici sopravvissuti in Occidente grazie all'opera degli amanuensi. Anche se attraverso il filtro rappresentato dalle varie censure la nobiltà europea ha  sempre più aumentato il suo interesse, aumentando  a sua volta la domanda di libri. La cultura infatti, non appariva più solo un appannaggio della chiesa, in quanto sia laici che nobili e borghesi cominciavano a interessarsi alla lettura. Venivano letti per lo più testi che riguardavano la devozione, ma anche romanzi e manuali professionali. Possedere dei libri, era anche uno status symbol, indice di potere per i ricchi laici del 1400. In quel periodo, si diffuse anche la xilografia, l'impressione cioè di una tavola di legno incisa ed imbevuta di inchiostro attraverso una pressa come sistema per riprodurre immagini in molteplici copie. Questa tecnica, già nota in Cina, è giunta in Europa intorno al 1300 e durante la prima metà del 1400 essa venne utilizzata in maniera più frequente, soprattutto per riprodurre immagini su carta, e talvolta anche testi. Per poter stampare in maniera efficace, venne inventato un particolare inchiostro grasso e fluido, ma è grazie al progredire della stampa a caratteri mobili che si assiste alla vera svolta. 

Combinati a piacere su un'intelaiatura, questi caratteri tipografici andavano a comporre le pagine di un libro: non c'era più bisogno di incidere pagine intere, ed il costo di riproduzione di ogni libro calava così drasticamente tanto da potersi diffondere in maniera più capillare,  grazie ad imprenditori che cominciarono a vedere redditizio entrare nel mondo della produzione del libro.

La figura più importante nella storia della stampa italiana di fine '400 è sicuramente Aldo Manuzio, un umanista che iniziò a stampare a Venezia nel 1494, realizzando meravigliose edizioni di stampe di classici latini, greci ed italiani, ma anche testi pensati appositamente per la stampa, come l'incredibile Hypnerotomachia Poliphili (1499) un romanzo scritto in una lingua inventata che dimostrò come la tipografia poteva essere una vera e propria arte. 

Le conseguenze dell'invenzione della stampa.

All'inizio i primi stampatori vedevano la stampa, molto semplicemente, come un modo più efficace di copiare i testi. Gradualmente però, un po' come sta succedendo oggi con Internet, la stampa iniziò a cambiare il mondo, a cominciare dal modo in cui leggiamo e pensiamo.

Nel XVII secolo compaiono i primi giornali. Prima della stampa, le notizie per le masse potevano viaggiare soltanto oralmente oppure, destinate a pochi eletti, in forma manoscritta. Parallelamente, si ponevano le basi per lo sviluppo di una letteratura di consumo, puramente ricreativa e finalizzata al guadagno.   

L'invenzione della stampa ha cambiato il nostro modo di pensare e di scrivere.

Rispetto alla scrittura manoscritta, la stampa ci consente di fissare il pensiero in modo più astratto e standardizzato: ogni copia è identica, perché sono tutte prodotte dalla stessa matrice. Passando attraverso un macchinario, il rapporto dell'autore e dell'editore col testo diventava meno diretto. Questo cambiò il modo di scrivere, e favorì il diffondersi, nei secoli, di modi di pensare più lineari e sequenziali, nonché di una standardizzazione completa dei linguaggi volgari.  

I libri divennero progressivamente un bene meno elitario, ed accessibile ad un pubblico più ampio, 

Il mercato dei libri diventava più redditizio, e pian piano iniziarono ad emergere nuove forme di letteratura 

La stampa ha progressivamente cambiato il nostro modo di pensare allargando i nostri orizzonti e raggiungendo sempre più persone, fino a che l'informazione e la cultura non cominciarono a diventare "di tendenza". 

La moda del caffè letterario.

Il caffè letterario nasce in Francia tra la fine del seicento e l'inizio del settecento, per poi diffondersi in tutta Europa e anche in Italia, dove diviene il simbolo dell'Illuminismo, del Risorgimento e della modernità.

In passato i caffè letterari erano luoghi in cui scrittori, filosofi, artisti e intellettuali si incontravano e discutevano di letteratura, arte, filosofia e politica.

Chi entrava nel caffè letterario non solo desiderava gustare una tazza di caffè o una bevanda calda, ma era mosso dalla voglia di discutere della realtà intellettuale, culturale e sociale del tempo.

Inoltre, il caffè letterario costituiva  l'occasione per assistere o presiedere ad attività culturali di diverso genere: letture di libri, spettacoli artistici, discussioni di gruppo e persino esposizioni d'arte.

Secondo la leggenda, il primo caffè letterario è stato il "Cafè Le Procope", aperto nel 1689 a Parigi, mentre in Italia il  Caffè Florian, a Venezia, nato nel 1720.

La "moda" del caffè letterario non si è arrestata e, tutt'oggi, in molte città del mondo esistono locali che fanno della lettura e dello scambio di idee una loro caratteristica fondamentale.

Il concept dei caffè letterari contemporanei è rappresentare un luogo tranquillo e intimo in cui prendersi un momento di pausa dalla giornata e concedersi una coccola, in compagnia o da soli, passando del tempo immersi nella lettura o degustando tè, tisane e caffè accompagnati da dolci artigianali o altre prelibatezze. Il cliente del caffè letterario, oggi, desidera trovare un luogo di evasione dalla realtà spesso frenetica, un rifugio fatto di tranquillità, pace e dedizione.

All'interno dei caffè letterari, ancora oggi, non mancano attività di vario tipo, come conversazioni, presentazioni di nuovi libri, piccoli eventi di nicchia in cui  si discutono temi filosofici, attuali e culturali, piccoli concerti dal vivo e mostre d'arte ma è soprattutto nel loro essere punti di aggregazione in una società sempre più divisiva che la loro attività raggiunge anche un' importante funzione sociale.